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Iperomociesteinemia

Cos'è  l'iperomocisteinemia?

Consiste in una eccessiva concentrazione di omocisteina nel sangue.

L'omocisteina è un aminoacido solforato il cui metabolismo (o ricambio) è regolato, all'interno del nostro organismo, dall'azione di enzimi e vitamine: l'enzima MTHFR (Metiltetraidrofolato reduttasi) con presenza adeguata di acido folico e vitamine B6 e B12. Una carenza di queste vitamine o un difetto strutturale dell'enzima MTHFR può fare sì che l'omocisteina si accumuli danneggiando le pareti dei vasi sanguigni. Quando i livelli plasmatici dell'omocisteina arrivano a concentrazioni troppo elevate, ovvero superano il valore di 12 µmol/L, si parla di iperomocisteinemia.

Elevati livelli di questo aminoacido influenzano negativamente le funzioni del sistema nervoso, cardiovascolare ed osseo, in particolar modo attraverso un incremento della produzione di radicali liberi e lo stress ossidavo che a questo consegue. Per questa ragione l'iperomocisteinemia è considerata un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, cerebrali (è stata associata a un maggior rischio di sviluppare demenza di Alzheimer) e per fratture ossee di natura osteoporotica.

L'iperomocisteinemia si può prevenire?

Tra le cause dell'iperomocisteinemia, fattori genetici e ambientali, oltre a patologie renali e particolari condizioni come gravidanza, menopausa, terapie farmacologiche con contraccettivi orali, antiepilettici, diuretici, e infine forti squilibri alimentari. Molti di questi fattori non possono essere modificati, altri si. Un discorso a parte merita invece lo stile di vita: tabagismo, abuso di sostanze alcoliche e caffeina, scarsa attività fisica e alimentazione povera di frutta e verdura sono considerati cause dell' iperomocisteinemia.

E' stato dimostrato che l'assunzione di particolaqri vitamine è in grado di contrastare l'accumulo di omocisteina costituendo un valido sistema terapeutico.

I livelli plasmatici dell'omocisteina

I valori plasmatici dell'omocisteina a digiuno sono più elevati nell'uomo che nella donna in pre-menopausa (del 10-20%), per essere poi uguali dopo la menopausa. I valori di omocisteina aumentano con l'età, del 7-12% ogni 10 anni, ed aumentano di 2-4 volte nell'insufficienza renale cronica (valori >28 μmol/L), più per alterato metabolismo che per ridotte escrezioni, riducendosi dopo la dialisi. I valori dell' omocisteina aumentano nei forti fumatori (+20%), in rapporto al numero di sigarette fumate e negli alcolisti. Alcuni farmaci, principalmente antiepilettici e diuretici, causano innalzamento dei valori dell'omocisteina totale che indipendentemente dalla causa sembra comunque arrecare un danno al sistema cardiovascolare direttamente proporzionale al grado di aumento della sua concentrazione ematica. 

IPEROMOCISTEINEMIA COME FATTORE DI RISCHIO E PATOLOGIE CORRELATE

L'omocisteina in eccesso provoca un danno vascolare coinvolgendo sia la struttura della parte vascolare che il sistema di coagulazione del sangue.

DANNO ALLA PARETE VASCOLARE

Nonostante i dati siano ancora limitati, è stato dimostrato che l'omocisteina influenza la funzione vascolare mediante una azione indiretta sul tono vascolare, che induce una maggiore costrizione vascolare mediata dal legame dell'omocisteina ridotta con l'ossido nitrico e relativa formazione di ossido nitroso. Livelli di omocisteina cronicamente elevati provocano una deplezione dell'ossido nitrico e una produzione di ossido nitroso che resta in circolo solo per 14 minuti. La conseguenza è che il soggetto è in continuo vasospasmo.

Mediante un'influenza diretta si ha invece la formazione della placca aterosclerotica e la proliferazione delle cellule muscolari lisce con conseguente danno endoteliale e ridotta elasticità del vaso. Questo perché l'omocisteina in eccesso forma il complesso omocisteina-tiolattone che reagendo con le LDL (lipoproteine a bassa densità) forma un complesso insolubile LDL-Tiolattone che viene fagocitato dai macrofagi che, incapaci di scinderlo, si trasformano in cellule schiumose costituendo il "core" dell'ateroma. L'omocisteina in eccesso può anche comportarsi da radicale libero dell'ossigeno provocando: disfunzione endoteliale e poi necrosi delle cellule endoteliali con loro distacco dalla parete vasale; proliferazione delle cellule muscolari lisce con successiva fibrosi e fibrocalcificazione della parte vasale, ossidazione dei lipidi di membrana con perdita della funzionalità di queste strutture; ossidazione delle LDL che diventano fortemente aterogene.

AZIONE SULLE PIASTRINE:

l'omocisteina in eccesso aumenta l'adesività e l'aggregazione piastrinica.

AZIONE SUI FATTORI DELLA COAGULAZIONE:

l'omocisteina in eccesso influenza i fattori che regolano la coagulazione del sangue. È per questi motivi che da alcuni anni l'iperomocisteinemia, è considerata un importante fattore di rischio per lo sviluppo di alcune patologie molto gravi.

 

OMOCISTEINA E SISTEMA VASCOLARE

La presenza di iperomocisteinemia favorisce l'insorgenza di aterosclerosi, in particolare a livello:

  • Coronarico (con maggior rischio di infarto miocardico),

  • Carotideo (con maggior rischio di ictus cerebrale). 

  • Arterioso periferico con patologie ostruttive degli arti inferiore senza dimenticare le patologie ostruttive arteriose degli organi addominali, 

  • Venoso, sia a livello retinico (con trombosi ed emorragie) sia periferico con trombosi venosa profonda con possibile conseguenza in embolia polmonare.  

Una popolazione di pazienti in cui il rischio cardiovascolare è elevato, è ulteriormente aggravato da elevati valori di Omocisteina.

OMOCISTEINA E GRAVIDANZA

l'Omocisteina sembrerebbe giocare un ruolo molto importante anche in alcune patologie della gravidanza; elevati livelli di questo aminoacido sono stati osservati infatti nelle donne affette da preeclampsia, distacco prematuro di placenta e aborti spontanei; inoltre, nelle madri dei nati in sottopeso e nel 20% di quelle dei nati con difetti del tubo neurale, tra cui la più comune anomalia è la spina bifida, si è osservato un elevato livello di Omocisteina.

OMOCISTEINA E DEMENZA

Già nel 1998 è stato ipotizzato che ci fosse una relazione tra omocisteina e demenza: in pazienti con diagnosi istologica di morbo di Alzheimer, vennero riscontrati livelli di omocisteina totale effettivamente più alti della norma. Anche le evidenze radiologiche di lesioni della materia bianca, di infarto cerebrale silente e di atrofia della corteccia cerebrale e dell'ippocampo erano positivamente associate a elevate concentrazioni di omocisteina nonché a danni cognitivi. Da uno studio del 2002 è emerso inoltre che l'iperomocisteinemia è un fattore di rischio indiscusso per lo sviluppo della demenza e della malattia di Alzheimer. Inoltre è stato riscontrato che l'iperomocisteinemia è particolarmente frequente nei soggetti anziani, spesso sottoposti a terapie in grado di interferire col metabolismo degli aminoacidi solforati, o affetti da condizioni patologiche o in situazioni socio ambientali responsabili di una cattiva alimentazione, spesso alla base di quei deficit vitaminici che rappresentano una causa molto frequente d'incremento dei livelli plasmatici d'omocisteina.Dati clinici ed epidemiologici attestano come nel paziente anziano con deficit cognitivo iniziale MCI (Mild Cognitive Impairment) sia presente frequentemente iperomocisteinemia associata a microangiopatia cerebrale.Il paziente anziano cerebropatico con deficit cognitivo (turbe della memoria, della vigilanza, dislessia) può presentare stati carenziali delle vitamine del gruppo B responsabili della degenerazione delle cellule nervose.Gli studi dimostrano infatti che la supplementazione di vitamine del gruppo B (soprattutto B6, B12 e B9) riducono la neurodegenerazione.Da uno studio del 2002 è emerso inoltre che l'iperomocisteinemia è un fattore di rischio indiscusso per lo sviluppo della demenza e della malattia di Alzheimer.

 

OMOCISTEINA E DIABETE

I dati epidemiologici sino ad oggi disponibili sembrano indicare che la malattia diabetica, sia di tipo 1 che di tipo 2, di per sé stessa non influenza i livelli plasmatici di omocisteina.

La presenza di nefropatia invece, a causa della ridotta escrezione dell'aminoacido e/o del suo catabolismo, si accompagna quasi sempre ad iperomocisteinemia e questo potrebbe spiegare, almeno in parte, l'elevato rischio cardiovascolare dei diabetici nefropatici.

Non chiari sono ancora i rapporti tra retinopatia e neuropatia diabetica e omocisteina, mentre sembra che l'iperomocisteinemia possa conferire un rischio di malattia trombotica vascolare e di mortalità maggiore nella popolazione diabetica rispetto a quella non diabetica.

OMOCISTEINA E FRATTURE OSSEE

L'iperomocisteinemia è stata anche chiamata in causa nei casi di fratture ossee da osteoporosi: in uno studio del 2004 infatti è stata valutata l'associazione fra i livelli plasmatici di Omocisteina ed il rischio di frattura osteoporotica.

Lo studio ha concluso che:

1) elevati livelli di Omocisteina plasmatica costituiscono un forte ed indipendente fattore di rischio per fratture osteoporotiche sia negli uomini che nelle donne di età avanzata e che

2) l'associazione fra l'iperomocisteinemia e il rischio di frattura è apparsa essere indipendente dalla densità minerale ossea e da altri potenziali fattori di rischio di frattura.

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